Bert Hellinger mi ha offerto una nuova visione e chiarezza sul perdono che cerco di sintetizzare. Per la maggior parte delle persone “perdonare” significa “smettere di provare rancore/rabbia/risentimento… verso qualcuno e comportarsi come se nulla fosse accaduto”. Se ci atteniamo a questo significato di perdono, è ovvio che perdonare sia così difficile per le persone: è difficile perchè non è un movimento naturale dell’anima. Cosa succede quando perdoniamo in questo modo? La persona che riceve il perdono spesso non lo vuole, anzi si allontana ancora di più, per rinnovato astio, o per aumentato senso di colpa, o umiliazione o altro.
La persona che elargisce il perdono si sente superiore in spirito e bontà rispetto al perdonato, e ciò allontana le anime anzichè avvicinarle, potrebbe persino risentirsi se il perdono non viene accolto. Anche chiedere perdono non aiuta a star bene: una persona che provoca un danno, come può riservarsi il diritto di chiedere alcunchè al danneggiato? Se malauguratamente la persona danneggiata concede il perdono, questa si pone in una posizione di superiorità instaurando un rapporto di tirannia e ricatto che non giova alla relazione.
A fronte di un danno arrecato o subito, ciò che porta pace nella relazione è l’assunzione di responsabilità e la presa di consapevolezza che questa non sta mai totalmente da una parte. Quando si commettono “errori”, prendersi la responsabilità delle proprie azioni o parole è fondamentale: significa cambiare l’errore in esperienza. Hellinger parla anche di “vendetta con amore” ovvero la restituzione del danno, ma in quantità minore a quanto ricevuto. Qui di seguito trovi due brani scritti da Hellinger sul perdono e la vendetta con amore.
Silvia Festa
Durante la pausa è stata fatta una domanda che voglio esporre qui di fronte a tutto il gruppo. La domanda è la seguente: È necessario perdonare? Anche il Papa ha chiesto perdono non molto tempo fa. Cosa accade quando si chiede perdono, o, peggio ancora, quando qualcuno dice: “Io ti perdono.”
Supponiamo un caso semplice. All’interno di un rapporto di coppia uno dei due fa qualcosa che ferisce l’altro – qualsiasi cosa sia – e chiede poi al partner di essere perdonato. Supponiamo che il partner o la partner poi gli dice anche: “Ti perdono”. Secondo voi il futuro di questo rapporto quale sarà? Andrà meglio? Andrà peggio?
Quando qualcuno dice a qualcun altro “Io ti perdono”, si comporta come se fosse superiore. Umilia il partner che si è reso colpevole. Il o la colpevole non potrà mai più essere alla pari con l’altro. Abbiamo qui un mezzo sicuro per porre fine alla relazione. Il concetto del perdono è basato sul principio implicito che una persona possa avere il diritto di togliere il senso di colpa ad un’altra persona. Ma chi potrebbe arrogarsi il diritto di fare una cosa del genere?
C’è un’altra cosa da tenere in considerazione qui. Se qualcuno che si è reso colpevole ammette la sua colpa e accetta le conseguenze di questa colpa, questo gli dà più forza, più dignità e maggior peso. L’ammissione delle conseguenze delle proprie colpe, conferisce forza – la forza, di fare del bene in un modo che ha una sfaccettatura diversa che non quello di una persona senza colpa. Persone senza colpe sono dei pesi leggeri, persone resesi colpevoli invece hanno peso.
Se io dicessi a qualcuno: “Io ti perdono”, ed egli accetterebbe il mio perdono, il colpevole perderebbe comunque la forza intrinseca della colpa personale, così come la forza di agire per il bene.
Raccoglimento
PARTECIPANTE: Il mio problema principale è che una grossa parte della mia motivazione interna è quella di fare delle cose o di comportarmi in un certo modo negli ultimi sei sette anni – che si nutrono del vissuto di un dramma appartenente ad un’altra persona, e che fanno sì che io non mi senta pienamente autorizzato ad essere indipendente ed a vivere la mia vita come la vorrei.
HELLINGER ci pensa su a lungo prima di parlare: Ci sono diverse tradizioni di pensiero e scuole di filosofia – anche della cosiddetta spiritualità – nelle quali si tenta di stabilire un vuoto interiore attraverso il quale ci si purifica, nel senso che ci si disfa di qualcosa. Stranamente questo poi lo si chiama “raccoglimento”.
La parola tedesca per ciò è “Sammlung” (“raccoglimento”). Questo è un controsenso di per sé, visto che l’esercizio sta nel cercare di creare il vuoto – e, creando il vuoto, si cerca il raccoglimento. Strano, non trovi? Di contro si può scegliere l’altro percorso, raccogliere tutti … tutto in sé .
Meditazione
Chiudi i tuoi occhi. Raccogli tutte le persone della tua vita nella tua anima, tutti i loro destini, la loro grandezza e la loro debolezza, tutta la loro colpa e innocenza, la loro malattia e salute.
Raccogli tutti i morti, che fanno parte della tua famiglia – raccogli ciò che hai creato e ciò che hai lasciato inutilizzato, includi tutto. Vuoi che ti dico ciò che si sente? Si sente come un vuoto. Una tale pienezza si sperimenta come vuoto. In questo vuoto si percepisce – dopo che hai raccolto tutto – un sentimento di libertà.
PARTECIPANTE: Io penso che la mia anima sia grande abbastanza per reggere tutto ciò. Ma la rabbia, l’ostilità, l’odio che si sono intrecciati nelle esperienze che mi hanno reso ciò che sono, sono diventati ormai parte integrante del mio corpo. Capisco comunque il principio che lei cerca di mostrarmi – il principio dell’integrazione e dell’abbracciare tutto e tutti per creare questo vuoto, questa libertà e questo spazio per tutti nella mia vita.
HELLINGER: Questa rabbia e quest’odio sono indirizzati verso chi o cosa?
PARTECIPANTE: Il primissimo oggetto del mio odio è mia madre.
HELLINGER: Qualsiasi cosa possa essere accaduto tra te e tua madre , dille “Per questo ero troppo piccolo. Ora mi ritiro.”
Voglio parlare di un tema grande e importante – la gioia dello spirito.
Se prima parlo ancora brevemente della coscienza, lo faccio per ricordare che, con l’aiuto della coscienza, percepiamo immediatamente se possiamo appartenere o no. Lo percepiamo attraverso un senso di colpa o innocenza, con una buona coscienza o una cattiva coscienza. Con l’aiuto di questi sentimenti ci orientiamo se possiamo appartenere o no. Se noi ci sintonizziamo sui movimenti dello spirito, possiamo distinguere anche attraverso i sentimenti se assecondiamo il movimento oppure no, se ci discostiamo da essa oppure no. Che siamo in risonanza con qualcosa di più grande lo percepiamo attraverso il senso di distensione e tranquillità. Quando ci discostiamo da questa sintonia, diventiamo irrequieti o zelanti o abbiamo paura. Dal momento che torniamo ai movimenti dello spirito – che è rivolto al tutto allo stesso modo – ci sentiamo tranquilli, in pace, leggeri e contenti – gioiosi. È questa la gioia allegra. È completamente leggera. Non ha nessun obbiettivo. È vibrare con lo spirito e con un movimento creativo che porta sempre cose nuove. Ogni volta che ci sentiamo appesantiti o depressi, abbiamo perso il collegamento con lo spirito. La gioia dello spirito è leggerissima.
Voglio dire ancora qualcosa sull’amore vero. Qual è il segreto più profondo dell’amore? Il vero amore gioisce.
Vendetta con amore
Il bisogno di compensazione, anche in contesto negativo, è inevitabile. Dobbiamo assecondarlo. Se dovessimo cercare di reprimere questo bisogno e superarlo con sublime virtù, per esempio perdonando l’altro, noi mettiamo in pericolo la relazione. L’altro, attraverso il perdono, non è più in una relazione da pari a pari bensì in un rapporto di inferiorità e superiorità.
Il risultato è simile a situazioni in cui si ricolma l’altro d’ amore dandogli più amore di quello che l’altro può tornare.
Il vero perdono riesce solo se reciproco. Per esempio, nei casi in cui entrambi non ritornano più ai fatti passati, neanche una volta col pensiero. Deve essere finito per sempre.
All’improvviso, l’altro si meraviglia. Entrambi si guardano e si ricordano del loro amore com’era all’inizio. Già, i loro occhi iniziano a brillare e lo scambio del dare e prendere in senso positivo ricomincia da capo. A dire il vero, entrambi sono diventati più prudenti e rispettosi l’uno dell’altro e il risultato di questa compensazione è quello di aver reso più profondo il loro amore.
Bert Hellinger
fonte: https://www2.hellinger.com/it/